
È finito con un pianto azzurro. Il 2 a 0 sulla Moldova è l’ennesima figuraccia di un calcio che, col passare dei ct e delle esibizioni, continua a scivolare verso il baratro dopo aver toccato il cielo di Wembley con un dito. E adesso, visto il successo della Norvegia a Tallin sull’Estonia e la mancata goleada di Reggio Emilia (una traversa e due golletti striminziti) il rischio di “bucare” il terzo mondiale diventa ancora più vicino.
Qualche fischio, qualche applauso per Luciano Spalletti che ha salutato il club Italia con una prova in perfetta traiettoria modesta con le precedenti esibizioni, accolta dal pubblico di Reggio Emilia con un silenzio imbarazzato per lo spettacolo offerto.
La Moldova, posizione numero 154 del ranking mondiale (9 quella italiana), è capace di mettere qualche brivido lungo la schiena di Donnarumma (un gol annullato per fuorigioco più un paio di rischi azzerati da una difesa azzurra capace di commettere strafalcioni) e di sfiorare l’impresa.
I due gol, di Raspadori il primo, di Cambiaso il secondo, non sono niente di memorabile e raccontano in modo plastico la modesta qualità del nostro calcio.
Da domani comincia un’altra avventura.
Tocca a Claudio Ranieri, accettando l’incarico di ct, l’impresa difficile di sbarcare al mondiale del 2026. Ce la farà? Se non si provvede a un cambio culturale del calcio italiano, diventa espressione di ottimismo patriottico la risposta positiva.